23 maggio 2017: Fidelis, un progetto per la promozione della responsabilità sociale e della coesione civile a sostegno della cultura della legalità.
Saluto di benvenuto del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette
Gentili ospiti, benvenuti!
Sono lieto di accogliervi in questo antico complesso militare – intitolato al Vice Comandante Generale dei Carabinieri e Prefetto di Palermo, Medaglia d’oro al valor civile Carlo Alberto Dalla Chiesa – luogo simbolo, per la città e per il Paese del contrasto vincente dello Stato contro “Cosa Nostra”. E’del tutto eccezionale che una mostra di opere così importanti si svolga in una caserma operativa dell’Arma grazie all’impegno congiunto dell’Arma dei Carabinieri, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Siciliana, con il contributo dell’Aeronautica Militare ed il concreto supporto della Fondazione Falcone, dell’Associazione “First Social Life” …”.
Sono esposte opere d’arte, beni archeologici, preziosi documenti che, sottratti indebitamente – non solo in Italia – da chiese, musei, aree archeologiche, biblioteche, sono stati salvati e restituiti ai legittimi proprietari per essere patrimonio di tutti, grazie all’importante e complessa attività del Comando Tutela Patrimonio Culturale.
In questa esposizione avrete anche modo di ammirare alcune tra le tantissime opere che, a causa delle terribili scosse di terremoto dell’agosto e ottobre scorsi in Centro Italia, sono state prelevate da chiese ed edifici pericolanti e messe in sicurezza dai “Caschi Blu della cultura”, insieme con i tecnici del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, i Vigili del Fuoco e le Associazioni di volontariato.
Le opere presentate, per il loro profondo significato culturale, costituiscono preziose testimonianze dell’impegno dell’Arma in favore della collettività e della cultura della legalità.
Questa mostra vuole essere, quindi, momento di condivisione di valori e di concreta attenzione all’essenza della nostra identità: il rispetto per la memoria e le bellezze della nostra arte e cultura.
Generale di Corpo d’Armata Tullio Del Sette
Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri
L’Arma dei Carabinieri in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e la Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana e con il contributo dell’Aeronautica Militare ha promosso Fidelis, esposizione inserita nel progetto più ampio “Le città della fiducia”, teso a promuovere la cultura della responsabilità sociale e della legalità nel Mediterraneo.
La mostra è dedicata a Giovanni Falcone – assassinato a Capaci il 23 maggio del 1992 insieme alla moglie Francesca Morvillo e a Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, della Polizia di Stato in servizio di scorta – a Paolo Borsellino – assassinato il 19 luglio del 1992, con gli agenti di Polizia di Stato in servizio di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – e a Carlo Alberto Dalla Chiesa – Vice Comandante Generale dei Carabinieri e Prefetto di Palermo, ucciso il 3 settembre del 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di Polizia Domenico Russo, in servizio di scorta – e in special modo al loro lavoro, fertile di eccezionali e innovative intuizioni investigative, tecniche e culturali, che costituiscono tuttora esemplari modelli per le attività dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata.
Il progetto complessivo, come la stessa esposizione, rappresenta un modello di produzione culturale europeo in cui si fondono e si fortificano virtuose sinergie tra istituzioni statali, istituzioni locali, realtà associative e sindacali, la cooperazione sociale e le imprese sensibili per un concreto patto civile per la legalità e per la tutela del patrimonio culturale.
Le opere esposte sono il risultato dell’importante e complessa attività che svolge da quasi cinquant’anni quotidianamente il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, in sinergia con le altre articolazioni dell’Arma e con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Fidelis è prodotta a cura generale della Fondazione Falcone, First Social Life, Open Group.
Terremoto o la lacerazione degli affetti e del patrimonio comune: Unite4Heritage, la difesa della memoria collettiva.
Il terremoto colpisce in modo rapido e inaspettato, i crolli lacerano i legami d’affetto ed indeboliscono la comunità all’improvviso. Tutto si ferma, si paralizza, in una drammatica situazione di sospensione del tempo: si resta in attesa di un’altra scossa. Poi, però, l’attesa stessa si trasforma in volontà di ripartire, iniziare daccapo, ricostruire tutto: il lavoro, le attività produttive, la vita.
In un territorio colpito dal sisma la priorità assoluta è salvare le persone rimaste vittime dei crolli, intrappolate tra le macerie, ritrovare chi non ce l’ha fatta, assicurare con ogni mezzo il sostentamento alla popolazione attraverso il soccorso medico ed il conforto umano.
Occorre però, subito dopo, anche agire per salvaguardare il senso della comunità: recuperare e mettere in sicurezza opere d’arte, siano essi capolavori oppure semplici espressioni di devozione popolare, talvolta senza grande valore artistico ma spesso molto cari ai cittadini. Questa particolare attività ha caratterizzato i peculiari interventi nei quali si sono distinti i militari del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, che hanno lavorato insieme ai tecnici ed ai funzionari del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, ai Carabinieri impegnati nell’area del terremoto, ai Vigili del Fuoco, alle associazioni di volontariato,
La task force “Unite4Heritage” è stata costituita nel 2016 dal Governo italiano per rispondere con concretezza ed efficacia agli appelli dell’ONU e dell’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale nelle aree di crisi.
I “Caschi Blu della cultura”, un gruppo di 30 Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e di 30 tecnici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, sono pronti ad intervenire, in una cornice di sicurezza, anche sotto l’egida dell’UNESCO a difesa della memoria collettiva nelle aree del mondo colpite da emergenze di qualsiasi natura: situazioni di pre o post-conflitto o calamità naturali.
Questo gruppo di esperti ha già operato per mettere in sicurezza i beni culturali a rischio dopo i terribili terremoti che hanno colpito il Centro Italia nel 2016.
L’arte depredata e alcuni tra i principali protagonisti della sfida dei recuperi.
Le opere d’arte sono da sempre simboli di cultura, conoscenza, poesia ma anche di potere e di interessi predatori: durante i secoli, in ogni battaglia di qualsiasi guerra, l’arte è sempre stata parte del “bottino” dei vincitori.
In tempi più recenti la criminalità internazionale, come le mafie ad esempio, ha tratto grandi interessi economici illeciti con il traffico d’opere d’arte e di beni archeologici. Il ricavato di queste attività illecite rappresenta uno dei principali ambiti di interesse e di maggior reddito.
Opere d’arte, oggetti preziosi di culto, rari volumi, reperti archeologici, mobili, strumenti musicali, gioielli, sottratti alla comunità di appartenenza, sono divenuti oggetto di scambio, oppure, come in alcuni casi del passato, hanno arricchito le collezioni di principi, facoltosi collezionisti e patrimoni di altre nazioni.
I Carabinieri, ed in particolare quelli del Comando Tutela Patrimonio Culturale, si oppongono però con sempre maggior efficacia a questa criminalità, conducendo mirate indagini che nel tempo hanno permesso di ottenere brillanti risultati operativi. Le opere in mostra sono solo una piccolissima parte delle migliaia di beni recuperati e restituiti a chiese, musei, biblioteche per una loro pubblica fruizione.
Due figure storiche, esempi di “responsabilità sociale” a tutela del patrimonio culturale.
Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822)
Canova, universalmente noto come autore di celebri sculture e gruppi marmorei, figura rappresentativa del periodo storico neoclassico, in età matura ricoprì anche il ruolo di “ambasciatore vaticano” e fu incaricato direttamente dal pontefice Pio VII di riportare in Patria le opere d’arte razziate da Napoleone nella campagna di conquista dell’Italia del 1796-1797.
Uomo dal carattere mite, Canova si preoccupò molto della difficoltà dell’impresa e, dopo aver inutilmente tentato di convincere il Pontefice a revocargli l’incarico, prima di partire per Parigi fece testamento. Riuscì nella difficile missione diplomatica con grande impegno personale, anche grazie all’intervento di autorevoli esponenti austriaci. Il barone Vivant Denon, direttore dei musei di Francia, mentre Canova stava stilando al Louvre l’elenco delle opere da “riportare a casa” pare che lo abbia così apostrofato: “voi dite di essere un ambasciatore, senza dubbio invece voi siete un imballatore”. Primo in età moderna ad operare nell’ambito della “diplomazia culturale”, Canova portò a termine il suo incarico con pieno successo: il 4 gennaio del 1816 fece ingresso a Roma il primo convoglio composto da numerosi carri trainati da centinaia di cavalli, che trasportavano decine e decine di casse contenenti moltissimi capolavori imballati con la paglia: uno tra i tanti il gruppo scultoreo del Laocoonte, oggi conservato ai Musei Vaticani.
Rodolfo Siviero (Guardistallo di Pisa, 1911 – Firenze 1983)
E’stato un importante e straordinario protagonista delle attività messe in atto per rintracciare e recuperare le moltissime opere d’arte razziate in Italia durante la Seconda guerra mondiale. Il suo archivio, costituisce ancora oggi un prezioso punto di riferimento per rintracciare informazioni finalizzate al recupero dei beni trafugati in quel difficile momento storico.
L’appassionata attività di Rodolfo Siviero può essere considerata antesignana di quella che oggi connota l’azione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
Egli fu un raffinato cultore d’arte. Dapprima agente segreto, poi diplomatico e ministro plenipotenziario, Siviero dedicò tutta la sua vita alla ricerca dei “pezzi mancanti”, a quelle opere straordinarie rubate in Italia che lui rintracciò in varie parti del mondo, intessendo difficili e delicate trattative per il loro recupero: un esempio di queste opere recuperate è la Danae di Tiziano, sottratta dai tedeschi a Cassino nel 1943 e ritrovata, in modo rocambolesco, col “metodo Siviero”, nel 1947. O come la Leda e il cigno della cerchia di Leonardo e il Ritratto di gentiluomo di Hans Memling, che oggi, grazie alla sua determinata azione, si trovano agli Uffizi.
Le coordinate di questo eccezionale lavoro sono contenute nell’archivio Siviero, oggi conservato a Roma.
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale
Costituito il 3 maggio del 1969, è un reparto specializzato dell’Arma che dipende funzionalmente dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. In Sicilia, ove opera a Palermo uno dei 15 Nuclei ed una Sezione a Siracusa, si rapporta direttamente all’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana.
Fin dai primi anni della sua attività il Comando TPC ha raccolto le informazioni foto-descrittive dei beni sottratti. La Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti “Leonardo”, gestita dal Comando TPC, rappresenta oggi il più voluminoso database al mondo di beni culturali specificamente dedicato allo specifico settore: più di 1.230.000 beni da ricercare ed oltre 600.000 immagini.
Una parte della Banca Dati “Leonardo” è disponibile on-line tramite le pagine web del sito dell’Arma dei Carabinieri oltre che con l’applicazione i-TPC che ne permette la consultazione anche ai cittadini per mezzo di telefono cellulare o tablet (tale applicazione è la prima ad essere stata realizzata al mondo).
Questo agile strumento multilingue consente oggi, ai cittadini, di fotografare un oggetto con il proprio smartphone e verificare se si tratta di bene rubato o illecitamente esportato.
Ma com’era organizzata la Banca Dati dei Carabinieri prima dell’utilizzo dell’informatica?
Poiché la raccolta dei dati e delle informazioni sugli oggetti d’arte rubati ha sempre rivestito un ruolo di primaria importanza per i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale sin dall’istituzione del reparto specializzato, tali informazioni venivano all’epoca raccolte in archivi manuali contenenti centinaia di schede in cartoncino. Sulla parte frontale di tali schede era incollata una fotografia del bene da ricercare, mentre tutte le informazioni descrittive venivano riportate sul retro, e grazie ad un codice di collegamento stampigliato sulla scheda era possibile risalire alla pratica del furto.
***