Edouard de Laubrie è responsabile del polo “Agricoltura e alimentazione” presso il Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo, Marsiglia.
Da almeno due anni, una moltitudine di uomini, donne e bambini fugge disperatamente dal continente africano e dal Vicino Oriente afflitti da guerre, carestie, pulizie etniche, dalle più terribili tragedie. Alcuni giungono, a rischio della loro vita, alla soglia dell’Europa, nelle isole di Lampedusa, Chio, Lesbo o Cipro. Il Mediterraneo ha sempre avuto migrazioni umane, perlomeno dal Neolitico mentre l’Europa, il più delle volte, le rifiuta. La nostra responsabilità è coinvolta ed è tempo di interrogarci sui valori che trascendono l’area mediterranea e su tutte le culture nate sulle rive del nostro Mare Mediterraneo, tra cui in particolare quella del pane e del sale. Dall’Antichità e fino a oggi, in tutte le culture, il pane e il sale, in quanto alimenti condivisi, sono simbolo di amicizia, fratellanza e ospitalità. Il sale non è deteriorabile; conserva e previene qualsiasi alterazione. Il pane è ottenuto dai cereali; è alla base dell’alimentazione di tutte le civiltà del Mediterraneo. La combinazione sale e pane è così importante che rientra nel divino, nell’alleanza costante degli esseri umani con Dio, ma anche più prosaicamente nell’alleanza tra persone. Il sale è presente nelle opere dei grandi autori dell’antichità e successivamente tra gli Ebrei e i Cristiani, segnatamente nella Bibbia, è spesso menzionato nell’Antico Testamento. Poi, con la diffusione del cristianesimo, diventa un elemento del rito per il Battesimo. Non è presente nel Corano, ma nel Vicino Oriente e Nord Africa è fondamentale come simbolo di ospitalità e di alleanza.
Il sale nell’Antichità greco-romana
I diversi sali
Plinio ha descritto ampiamente, distinguendo il sale marino dal salgemma, le zone di produzione del sale nell’Antichità ed il suo commercio dalla via Salaria. I grani di sale nativo venivano raccolti sulle rive delle lagune salmastre di Taranto, della Sicilia, di Cipro ed il salgemma nelle miniere di Utica e in Libia, e tra le sabbie del deserto, in Cappadocia e in Arabia[1].
Il sale divino
Nel Timeo, Platone lo descrive come “il corpo dei sali, che si combina bene negli alimenti per il senso della bocca ed è caro agli dèi, come dice la legge”[2]. Anche se i Greci non hanno trasformato il sale in un dio, ne hanno fatto, comunque, qualcosa di divino, perché il sale è universale e soddisfa ogni necessità umana come l’acqua, la terra, la luce, le stagioni. Il sale mette d’accordo l’alimentazione con l’appetito. Ma il sale, soprattutto, conserva impedendo la decomposizione dei corpi, e di conseguenza è assimilato all’anima, il che significa che il divino è incorruttibile.
Nella sua Storia Naturale, Plinio associa il sale alla civiltà: “Certamente dunque quella vita che ha dell’umano, non può essere senza sale“[3].L’utilizzo del sale in cucina impedisce al cibo di essere scialbo e di alterarsi; si discosta dalla natura per aumentare il piacere che l’uomo cerca nella civiltà. Così, Omero nell’Iliade: “Intenerite così le carni, con forbito acciaro acconciamente le incidea lo stesso divino Achille, e le infiggea ne’ spiedi, e già del tutto queta la fiamma, delle brage ei fece ardente un letto, e gli schidion vi stese; del sacro sal gli asperse, e tolte alfine dagli alari le carni abbrustolate[4]. Plinio il Vecchio riferisce che secondo Varrone, “gli antichi usarono il sale ancora in luogo di vivanda, e che le più volte mangiavano il pane col sale, come si dimostra per proverbio. Ma sopra tutto l’autorità sua si conosce ne’ sacrifici, perciocché non se ne fa niuno senza la pultiglia insalata[5]“. Il sale è una vera pietanza e non ha solo un ruolo di intercessore tra gli uomini e gli dei ma attira la loro clemenza.
In epoca romana
Nella Roma antica, il sale accompagna ogni rito sacrificale. Nell’Anfitrione Plauto evoca la devozione a Giove: “Ma tu, donna, dopo che ti sei svegliata, oggi avresti dovuto pregare Giove che allontana i prodigi, offrendogli farina di orzo salata o incenso[6]“. Ovidio nei Fasti dice che a Roma, il sacerdote offre agli dei “il libo sacro e il farro mescolato con il sale[7]“.
Le sacerdotesse romane, le vestali, preparavano secondo un rituale particolarmente rigoroso la “mola salsa” da un impasto di farina fine, ottenuta dai grani di farro, e salamoia (“muria“), formata da sale grezzo triturato in un mortaio, cotto in forno, e infine disciolto nell’acqua di un fiume. Questo composto veniva sparso sul capo delle bestie destinate al sacrificio e su qualsiasi offerta fatta agli dei.
Sale e ospitalità
L’ospitalità era considerata un dovere religioso, creava vincoli sacri dove si ritrova il sale, altresì segno di amicizia e di parola data. Aristotele, nel Dell’amicizia, nota “Non è possibile conoscersi reciprocamente finché non si è consumato insieme più di uno staio di sale di cui parla appunto il proverbio[8]“.
Il mondo biblico
L’ambivalenza del sale, simbolo di vita ma soprattutto di sterilità
Gli Ebrei di Palestina erano agricoltori e consumavano il sale proveniente in prevalenza dal Mar Morto e il salgemma della catena del Jebel Usdum, a sud-ovest del Mar Morto. La natura del sale è ambivalente. Il sale è associato alla vita. Così, il profeta Eliseo risanò le acque di Gerico gettando del sale nell’acqua della sorgente: “Gli uomini di quella città dissero ad Eliseo: Tu vedi come il soggiorno di questa città è buonissimo, come tu stesso il conosci, o signore; ma le acque sono cattivissime, e la terra è sterile. E quegli disse: Portatemi un vaso nuovo, e mettetevi del sale. E quando gliel’ebbero portato, andò egli alla sorgiva delle acque, e gettovvi il sale, e disse: Queste cose dice il Signore, io ho sanate quest’acque, ed esse non saran più causa di morte, né di sterilità. Restarono adunque sane quelle acque per sino al dì d’oggi, secondo la parola detta da Eliseo[9]“.Tuttavia, a differenza dei Greci, come Plutarco e Plinio, che divinizzavano o celebravano il sale, la Bibbia enfatizza l’immagine del sale associato alla sterilità. Per gli Ebrei, la maggior parte delle regioni vicine al Mar Morto era terra desolata a causa del sale che sterilizza la terra. Pertanto, questa infertilità è associata all’idea di punizione divina perché il sale simboleggia i diritti di Dio. Così “Abimelech combatté contro la città tutto quel giorno, la prese e uccise il popolo che vi si trovava; poi distrusse la città e la cosparse di sale[10] “.
Nella Bibbia, Lot e la sua famiglia si stabilirono a Sodoma, città corrotta. Dio mandò due angeli per informare Lot della sua intenzione di distruggere le città di Sodoma e Gomorra. Gli angeli li presero per mano e li portarono fuori dalla città. Uno degli angeli li invitò a non voltarsi indietro. Ma “la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale[11]“.
Questa pratica, non propria degli Ebrei, era conosciuta nell’antico Oriente, in particolare dai re assiri, grandi conquistatori di città.
Il sale associato con i sacrifici
Nell’antica religione ebraica il sale associato al sacrificio è simbolo di purificazione. Il suo utilizzo in attività di culto è molto importante perché il sale trasforma gli alimenti in pietanza, in cibo offerto alla divinità. Numerosi sono i riferimenti nel Vecchio Testamento. Ogni sacrificio deve avere più ingredienti, “Le cose necessarie per gli olocausti all’Iddio dei cieli, vitelli, montoni e agnelli, frumento, sale, vino e olio, siano forniti ai sacerdoti di Gerusalemme a loro richiesta, giorno per giorno e senza fallo, affinché offrano sacrifizi di odor soave all’Iddio del cielo, e preghino per la vita del re e dei suoi figliuoli[12] “. Ogni sacrificio deve essere condito con sale “Ogni oblazione che offrirai, la condirai con sale e non lascerai la tua oblazione mancar di sale, segno del patto del tuo Dio[13] “. Il sale è presente anche nell’incenso: “Farai con essi una composizione aromatica secondo l’arte del profumiere; salata, pura e santa[14]“.
Il sale dell’Alleanza e l’alleanza del sale
Questo patto è sigillato dalla condivisione di un pasto, dunque di sale consumato insieme in tale occasione. Questa alleanza di sale implica l’idea di fedeltà reciproca, di durata nel tempo. Immutabile e indistruttibile. Laddove il sale impedisce qualsiasi alterazione risulta evidente che non può esserci lievito nei sacrifici. Nell’Antico Testamento, il sale rende il bene durevole e di conseguenza i contratti, i patti e le alleanze. Così: “Assegno a voi quel che gli Israeliti presenteranno a me come offerte sante. Apparterranno per sempre a te e ai tuoi discendenti, maschi e femmine: è un impegno irrevocabile, come un’alleanza sigillata, che io, il Signore, prendo con te e con la tua discendenza[15]“. “Non sapete forse che il Signore, Dio di Israele, ha concesso il regno a Davide su Israele per sempre, a lui e ai suoi figli con un’alleanza inviolabile? [16]“.
Camille Tarot specifica: “L’importanza di questo patto di sale più che dal sale stesso deriva dal ruolo assolutamente centrale nel giudaismo del concetto di alleanza. Non è solo il sale che dà il senso della durata nel tempo all’alleanza, ma il significato dell’Alleanza che si riflette su quello del sale, tanto il giudaismo è costruito attorno al concetto di un contratto tra Dio e gli uomini, accordo garantito dalla legge[17]“.
Il sale associato al patto di Dio con il suo popolo, alimento basilare e fondamentale per gli Ebrei che va oltre i riti di ospitalità.
Sale tra i Cristiani
Il sale nel Nuovo Testamento
Il cristianesimo è nato in Palestina intorno al 30 d.C. Mentre il sale era molto presente nel Vecchio Testamento, lo è molto poco nel Nuovo. Tuttavia, l’apostolo Matteo dice che i seguaci di Gesù sono il sale della terra: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini[18]“. Per Camille Tarot [19], il sale potrebbe simboleggiare la fedeltà assoluta che il discepolo deve avere verso Dio e tutti gli uomini. Il cristianesimo ha abbandonato il culto del Tempio e i sacrifici di sangue. All’improvviso, l’enorme importanza del sale nel culto ebraico non ha più senso per i Cristiani. Ma se il rito sacrificale grondante sangue viene abbandonato, è sostituito dalla morte di Cristo e dalla Nuova Alleanza che ne consegue e che richiede ai discepoli una fedeltà totale. I discepoli sono, dunque, il sale.
A differenza dell’ebraismo, il cristianesimo non ha adottato le prescrizioni rituali sulla dieta, la distinzione fondamentale tra puro e impuro, e i tabù alimentari. Pertanto, il sale non è più valorizzato.
La rinascita del sale dal IV secolo
Alla fine del I secolo, mentre il numero dei convertiti dal paganesimo e dalla cultura greco-latina continua ad aumentare sempre meno Ebrei diventano cristiani. La necessità di insegnare il Vangelo obbliga di distinguere le persone che ricevono questa educazione da battezzati (la catechesi) da coloro che ancora non l’ hanno avuta e che saranno consacrati con il battesimo successivamente (i catecumeni). Il catecumènato consiste di tre riti che si ritroveranno nel battesimo e che utilizzano il sale. Si tratta dell’esorcismo attraverso l’imposizione delle mani del vescovo, l’insufflazione ed il segno della croce. L’esorcismo per imposizione delle mani è utilizzata per scacciare via lo spirito estraneo dal corpo del pagano posseduto (rito negativo), poi il vescovo soffia sul viso così come Yahveh diede l’alito di vita ad Adamo con il suo soffio (rito positivo). Il segno della croce sul naso, organo di respiro, dovrebbe raddoppiare l’insufflazione.
Alla fine del IV secolo Teodosio I fece del cristianesimo la religione ufficiale dello Stato romano: il paganesimo è vietato e gli antichi pagani richiedono di essere battezzati. Ci si avvicina al catecumenato, che precede e serve a differire il battesimo. Le persone più motivate possono ricevere la preparazione durante la Quaresima e il battesimo nelle festività di Pasqua. Agli inizi del V secolo, il catecumenato conduce al battesimo con il segno della croce e il rito del sale. Ne “La catechesi ai principianti“, Sant’Agostino specifica la natura del sale, cibo spirituale al di sopra dell’ eucaristia ricevuta dopo il battesimo: “Sebbene non sia il corpo del Cristo, [il sale] è tuttavia santo e più santo dei cibi con i quali ci alimentiamo, perché è un sacramento [20]“.
Il sale del catecumenato, rito originariamente previsto per gli adulti, viene poi applicato anche ai bambini e ai neonati, in una società sempre più cristiana dove il battesimo dei bambini si diffonde. Il rito cominciava con una preghiera di benedizione poi il sacerdote poneva del sale sulla bocca del bambino. Come nei tempi antichi, vi è il sale-saggezza per l’anima e il sale-medicina per il corpo. Ma il sale diviene una creatura a pieno titolo tra i Cristiani, in quanto creato da Dio. Tuttavia è necessario che il sale non sia sotto l’influenza del demonio. Quindi, occorre prima sottrarre il sale dal maligno con una preghiera che esorcizza il sale come soggetto in una contrapposizione tra bene e male. Poi il rito comprende l’essuflazione e l’insufflazione che escludono Satana dal sale. Qui, il sale dell’ospitalità e della saggezza è sparito, sostituito da rituali che proteggono il sale dal mondo satanico. Questo cambiamento si verifica per motivi non ancora conosciuti, ma che coincidono dal IV secolo al declino dell’impero romano, con varie invasioni e con periodi particolarmente difficili , in cui solo la Chiesa garantisce una certa stabilità agli uomini. Tanto che il sale diventa addirittura una cura per tutti i mali: lo si discioglie nell’acqua santa per una maggiore efficacia, per guarire le malattie degli occhi, per curare i folli posseduti dal maligno “Exorcismus salis et aquae contra fulgora[21]“. Il Concilio Vaticano II ha abolito l’uso e i riti del sale, probabilmente troppo associati a superstizioni, sia nell’acqua santa che per il battesimo.
Sale e credenze popolari
Il sale è molto presente nelle credenze popolari, spesso con un valore negativo associato alla sfortuna. Nell’Ultima Cena, Leonardo da Vinci, raffigura una saliera rovesciata sotto il gomito di Giuda, sottolineando così il patto rotto con il Cristo. Allo stesso modo, una credenza popolare dice che rovesciare del sale a tavola è un presagio di sventura. Tuttavia, per proteggersi da una sorte avversa si getta del sale dietro alla spalla sinistra, perché gli spiriti maligni si celano sul lato sinistro e rimangono accecati dal sale. Le donne “salavano” i loro mariti per restituire loro una nuova virilità. Al contrario, un giovane o una fanciulla, che non era stato “dissalato(a)” voleva dire che lui (o lei) era ancora puro(a). Nel Medioevo, si pensava che avere del sale nascosto in una tasca avrebbe allontanato il demonio, e che spargerne negli angoli della casa avrebbe scongiurato la sfortuna.
Sale tra i Musulmani
All’inizio del XX secolo, tra i beduini della Palestina, Siria e Arabia, il consumo di sale assume molteplici significati, ma due sono particolarmente significativi, l’ospitalità e l’istituzione di un contratto di alleanza. L’atto di mangiare insieme è considerato un atto solenne in cui sorgevano vincoli sacri e indissolubili. Si configurano tre casi:
1.Pranzare con una persona di più alto rango significa che ci si pone sotto la sua protezione; in cambio gli si deve lealtà e onestà. Ciò genera un rapporto di patronato o di vassallaggio.
2.Offrire un pasto ad una persona di rango inferiore istituisce una relazione di dipendenza da sé.
3.Condividere un pasto con qualcuno di pari rango crea un rapporto di alleanza e fedeltà reciproche, per esempio, per portare a compimento con successo un’impresa comune.
L’alleanza comporta un forte atto di protezione, più o meno permanente. All’inizio del XX secolo, tra i beduini del paese di Moab, poteva essere concesso il perdono totale ai nemici, a condizione che avessero mangiato nella tenda; come minimo fruivano di una tutela temporanea.
L’ospitalità e la protezione sono praticate singolarmente da persona a persona, ma più ampiamente da gruppo a gruppo. E’ il gruppo che si fa carico o è supportato in tutto (provviste, bestiame …). L’ospitalità e la protezione sono concesse a tutti, Musulmani e non Musulmani.
L’ospitalità, che comporta l’obbligo di proteggere per colui che riceve e per quegli che è ricevuto il diritto di essere protetto, è perfettamente comprensibile nelle tribù nomadi. Ogni tribù possedeva un potere immenso sul suo territorio, e chiunque vi mettesse piede diventava un nemico a meno che non fosse venuto in una tenda per mostrare la natura pacifica della sua presenza.
La condivisione di sale sigilla un patto di reciprocità tra le parti. Si giura e si scongiura con l’acqua e il sale. Ancor più, il legame del sale crea un legame di sangue, che riguarda le persone e al di là delle loro famiglie.
Tra i Musulmani, non c’è posto per il sale negli atti religiosi, perché solo il sangue porta con sé tutta l’importanza del sacrificio. Tuttavia, si poteva mettere del sale nella bocca di una bestia prima del sacrificio, in un senso magico di purificazione dell’animale.
Il giuramento con il pane e il sale è un atto che dimostra un legame tra la cultura musulmana e cristiana, dove per tutti, lo stile di vita è incentrato sul consumo di cereali panificati e su un sistema di valori, gesti e sacralità comuni al Mediterraneo.
Henri Bresc[22] fornisce l’esempio del giuramento “con il pane e sul pane” prestato dinanzi a un notaio nel XIV secolo nella Sicilia musulmana, Questa modalità di prestare giuramento poteva usare altri sacramenti e in particolare il sale o il vino su cui veniva convalidata la parola data. Questi beni, venivano utilizzati in due modi diversi: come sacramento e congiura. In Sicilia, Turchia, Egitto, Marocco, molte tradizioni comuni sono associate al pane, che è sacro ovunque.
Il pane caduto a terra deve essere raccolto, baciato, e se non sporco deve essere mangiato. Il pane deve essere posto in un punto in cui gli animali impuri non divoreranno questo bene concesso per grazia di Dio. Deve essere collocato in un punto alto per stabilire il rapporto con il cielo, da dove verranno gli uccelli per riappropriarsene. Il pane è raro e prezioso, è l’alimento essenziale, animato dalla vita. Il pane trasmette e garantisce la salute e la felicità, assorbe il male e protegge l’uomo.
In tutte le culture del Mediterraneo, il consumo collettivo di pane e di sale o del pasto aveva un ruolo significativo nelle relazioni sociali ed era inteso come una comunione perfetta tra le parti coinvolte, che dava a questo atto vitale una dimensione di eternità e inviolabilità, permettendo di risolvere conflitti e di costruire alleanze, in un momento di riflessione fuori dal mondo. La società contemporanea potrebbe esserne ispirata e ritrovare l’essenza di proporre soluzioni valide per le tragedie umane che si svolgono davanti ai nostri occhi.
Bibliografia:
Aubaile-Sallenave Françoise. Le sel d’alliance. In: Journal d’agriculture traditionnelle et de botanique appliquée, 35ᵉ anno,1988. pp. 303-323.
Bresc Henri. Le serment par le pain des Musulmans de Sicile. In: Revue de l’Occident musulman et de la Méditerranée, n°35, 1983. pp. 171-174.
Ibrahim Fredrikson Nadia. La métaphore du sel et du serpent chez Aphraate, le Sage Persan. In: Revue de l’histoire des religions, volume 219, n°1, 2002. pp. 35-54.
Tarot Camille. De l’Antiquité au monde Moderne : Le sel du baptême. Avatar d’un rite, complexité d’un symbole. In: Journal d’agriculture traditionnelle et de botanique appliquée, 35ᵉ année, 1988. pp. 281-302.
[1] Plinio, Storia Naturale, volume secondo, libro XXXI, LXI.
[2] Platone, Timeo, 60e.
[3] Plinio, Ibid., libro XXXI, LXI.
[4] Omero, Iliade IX: 209-214.
[5] Plinio, Ibid., XLI-5.
[6] Plauto, Anfitrione, Atto II, scena 2.
[7] Ovidio, Fasti, 1, 127-128.
[8] Aristotele, Etica a Nicomaco, libro VIII, 3, 8.
[9] 2 Re 2:19-22.
[10] Giudici 9, 45.
[11] Genesi 19:26.
[12] Esdra 6:9-10.
[13] Levitico 2:13.
[14] Esodo 30:35.
[15] Numeri 18:19.
[16] Cronache 13:5.
[17] Tarot Camille, De l’Antiquité au monde Moderne : Le sel du baptême. Avatar d’un rite, complexité d’un symbole. In: Journal d’agriculture traditionnelle et de botanique appliquée, 35° anno, 1988. pp. 281-302.
[18] Matteo, 5:13.
[19] Tarot Camille, Ibid.
[20] Sant’Agostino, De peccatorum meritis et remissione, II, 26, 42.
[21] Vogel Cyrille. Le Pontifical Romano-germanique du Xe siècle. Éléments constitutifs avec indication des sections imprimées. In : Revue des Sciences Religieuses, volume 32, fascicolo 2, 1958. P. 153 ; libro I : 185.
[22] Bresc Henri. Le serment par le pain des Musulmans de Sicile. In: Revue de l’Occident musulman et de la Méditerranée, n°35, 1983. pp. 171-174.